Una storia sostenibile:conoscere “ieri” per affrontare le sfide di oggi



Introduzione al concetto di sviluppo sostenibile


Lo sviluppo sostenibile si determina come un criterio fondato sul rispondere alle necessità del presente senza compromettere le capacità delle generazioni future di rispondere alle loro[1].
Nello specifico si considera sostenibile la coordinazione di una risorsa capace di riproduzione[2], il cui impiego non oltrepassa una determinata soglia.
Il concetto di sostenibilità è riconducibile quindi alle risorse naturali rinnovabili, ossia quelle che hanno capacità di riproduzione nel tempo: le foreste e i prodotti della pesca, le energie eoliche, quelle solari e le biomasse. Al suo opposto si determinano le risorse esauribili, vale a dire quelle che non hanno le caratteristiche sopra elencate, come ad esempio le risorse minerarie e i combustibili fossili; nella fattispecie il carbone, il petrolio, il metano e l’uranio. Per le ultime, più che di sostenibilità è legittimo parlare di tempi, modi e condizioni dello sfruttamento affinché non ne sia minata la tutela e il mantenimento.
La tavola rotonda sullo sviluppo sostenibile ha visto la luce negli anni Sessanta dalla presa di coscienza dell’uso sconsiderato, sommario e disordinato delle risorse — soprattutto quelle che fanno leva sull’interesse collettivo — avvenuto nell’era geologica dell’Antropocene[3]. Nell’epoca presa in esame, si ha traccia per la prima volta sulla Terra di una sola specie il cui inarrestabile processo di trasformazione
dei sistemi naturali, ha messo in pericolo le basi della sopravvivenza del pianeta.
Una voce accreditata, quella di Edward O.Wilson[4], ha affermato:

Nella migliore delle ipotesi, il ventunesimo secolo ci porterà a una strettoia ambientale. Segnerà la nascita di una nuova storia, mossa dai cambiamenti ambientali. O forse la rinascita su scala globale della storia vecchia che vide il crollo delle civiltà regionali, fino ai primordi della storia, alla Mesopotamia settentrionale e poi all’Egitto, poi ai Maya e a molti altri popoli sparsi in tutti i continenti abitati eccetto l’Australia. Morirono in tantissimi, spesso in modo orribile.

Nelle sue asserzioni, il biologo, punta l’indice contro l’essere umano, ritenendolo perlopiù il principale colpevole delle modificazioni che interessano il globo terrestre:

Si può riassumere il futuro delle risorse e del clima dicendo che il muro verso il quale l’umanità sta evidentemente correndo non è formato da una penuria di minerali e di energia, ma di cibo e acqua. Il tempo necessario per arrivare a questo muro è abbreviato da un clima fisico sempre meno congeniale. L’umanità è come una famiglia che vive allegramente, facendo affidamento su capitali che stanno per finire [. . . ]. Dobbiamo rischiare? Supponiamo che l’umanità abbia un 50
per cento di possibilità di non finire nel muro ambientale. Anzi, facciamo due a uno: superarlo o sbatterci dentro. Puntare su un superamento sicuro è una scelta terribile, perché la posta in gioco è praticamente tutto quello che abbiamo. Scegliendo questa ipotesi, invece di agire, si risparmia un po’ di tempo e di energia, ma se poi si perde la scommessa sarà la nostra rovina.

L’attuazione del principio di sostenibilità ambientale sembra aver assunto, nel tempo, sempre più i toni di una vera e propria rivoluzione culturale. Il raggiungimento dell’obiettivo sopra citato dipende innanzitutto dal bisogno di svincolarsi dalla dimensione meramente accademica della questione; soltanto con il più diretto degli approcci si può far leva sulla coscienza collettiva, dove il settore pubblico, quello privato, e le associazioni fungano da cassa di risonanza, e l’individuo, meticolosamente informato, si impegni nei processi di miglioramento di
cui l’ambiente necessita. Il punto d’incontro tra il mito della crescita economica
e quello di uno sviluppo equo e sostenibile passa per una nuova “calibratura” dei sistemi politici ed economici correnti. La rielaborazione congiunta degli stessi ha l’obbligo di condurre a nuove politiche, capaci di immaginare e costruire un’idea di un futuro cha sia durevole. Avendo, le suddette politiche, a che fare con problematiche di estrazione globale, soltanto un “collettivo partecipare, programmare, decidere e risponderne” può condurre verso conclusioni e soluzioni concretamente spendibili.

Mauro Catani


[1] CMED, 1987.
[2] Per capacità di riproduzione di una risorsa si intende l’attitudine che ha la stessa di rinnovarsi, ovvero di riprodursi una volta che viene utilizzata.
[3] Questa era collima con i mutamenti strutturali avvenuti nella prima rivoluzione industriale.
[4] Wilson E.O., L’armonia meravigliosa, Mondadori, Milano 2000, pp. 328-329.

[1] CMED, 1987.
[2] Per capacità di riproduzione di una risorsa si intende l’attitudine che ha la stessa di rinnovarsi, ovvero di riprodursi una volta che viene utilizzata.
[3] Questa era collima con i mutamenti strutturali avvenuti nella prima rivoluzione industriale.
[4] Wilson E.O., L’armonia meravigliosa, Mondadori, Milano 2000, pp. 328-329.

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